La nuova normativa sostituisce integralmente le norme della serie UNI EN ISO 9000 del 1994 nell'ambito della Certificazione di Qualità.
Si tratta di una norma facoltativa: aderire a questa norma è una scelta, non un dovere legale.
Proprio per questo non deve essere forzatura ma decisione autonoma matura e consapevole.
Per quale ragione molte attività hanno intrapreso la strada della certificazione di qualità?
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il desiderio di essere presenti nella fascia alta del mercato e non dover combattere ad armi impari con concorrenze a basso prezzo,
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il desiderio di trasformare l'azienda con un'organizzazione capillare del lavoro che ne permetta il controllo continuo e la capacità di autoverifica ed autoregolazione
Un'attività certificata ISO 9000 è, prima di tutto, un'azienda che organizza e gestisce in modo corretto il proprio lavoro.
Il sistema ISO 9000 ne detta i principi organizzativi e gestionali, ne definisce i parametri, rendendolo controllabile ad un valutatore esterno qualificato che ne sancisce in modo imparziale la "qualità".
L'attività certificata, per molti aspetti è paragonabile alla persona laureata, tale persona è stata in grado di superare un certo numero di esami. Questo però non ne sancisce il valore: è un titolo significativo. Il valore è determinato dal modo in cui è stato raggiunto l'obiettivo che, se ben svolto da chi ha "spessore morale" e capacità intrinseche fruisce appieno dello "strumento" ISO 9000.
Perciò la certificazione non deve essere l'obiettivo primario: prima di tutto si deve volere un'attività ben organizzata e ben gestita, la certificazione di qualità è il riconoscimento ufficiale del lavoro svolto.
Per chi vuole iniziare, tre elementi sono essenziali:
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la decisa e determinata volontà della Direzione,
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le risorse per l'esecuzione del lavoro,
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il know-how necessario.
1. La decisa e determinata volontà della Direzione
Talvolta la Direzione è "trascinata" verso la certificazione da funzionari avveduti, da clienti che selezionano i fornitori o da rivalità di concorrenti, senza avere ben compreso l'assoluta necessità della tenace ed assillante partecipazione della stessa Direzione.
Se la Direzione non crede nell'investimento "qualità" il fallimento dell'operazione è molto probabile.
2. Le risorse per l'esecuzione del lavoro
Per varie ragioni, spesso, le aziende non dispongono delle risorse necessarie al "Progetto Qualità". Daltr'onde nessun consulente può ristrutturare sul piano organizzativo senza un impegno di partecipazione che costa tempo.
Talvolta la disponibilità delle risorse esiste ma è un fatto temporaneo per crisi di lavoro, ma se poi il lavoro ritorna le risorse sfumano e la trasformazione si interrompe.
Il risultato migliore e più redditizio si ha quando i tempi di sviluppo sono quelli "giusti" e senza interruzioni, ogni arresto può rendere vano il lavoro svolto e poco credibile la reale volontà della Direzione. La credibilità può vacillare anche se i tempi sono troppo lunghi. Se il lavoro è svolto troppo velocemente può risultare poco incisivo. Per esperienza si può affermare che per tempi "giusti" si può intendere circa un anno.
3. Il know-how necessario
La Direzione avveduta sa sempre di dover acquisire il know-how di cui non dispone. Solitamente ha tre possibilità:
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acquisire una risorsa già formata all'esterno che disponga di ottima preparazione, carisma ed autorevolezza, presentarlo formalmente all'azienda ed assegnargli il necessario potere per svolgere il ruolo di Responsabile per la Gestione della Qualità,
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assegnare l'incarico di Responsabile per la Gestione della Qualità a consulente esterno che disponga di ottima preparazione, carisma ed autorevolezza, presentarlo formalmente all'azienda,
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assegnare lo svolgimento del lavoro a consulenti esterni e, contemporaneamente formare internamente il Responsabile per la Gestione della Qualità.
La terza soluzione (c.) è quella che ha solitamente il maggior consenso, apparentemente è la più economica, ma presenta grosse insidie:
Spesso le azienda pretendono dal consulente un contratto che definisce il prezzo dell'intervento: ma nessun consulente può sapere preventivamente il costo dell'operazione in quanto l'impegno dipenderà in gran parte dal livello di partecipazione dell'azienda. Forzato dall'azienda e pressato dalla concorrenza si sbilancerà in un preventivo economico e, probabilmente, con quel valore non raggiungerà il risultato lasciando a mezzo il lavoro, salvo successivo intervento integrativo.
In altri casi il contratto è siglato da commerciali esperti ed il lavoro sarà affidato a giovani neoassunti che, inesperti di qualità, si limiteranno ad adattare la documentazione preconfezionata personalizzandola all'azienda raccomandando al referente aziendale di leggere la documentazione emessa. Il referente, sommerso di carta sicuramente non la leggerà e, dopo qualche mese il lavoro si concluderà con un pacco di carta inutile.
Sono molte le aziende che hanno subito questa esperienza negativa e scoraggiante.
Un altro problema è questo: il Responsabile per la Gestione della Qualità deve essere persona dotata di capacità, carisma ed autorevolezza, ma una persona con tali caratteristiche in azienda già ricopre sicuramente un ruolo impegnativo. Gli viene assegnato "anche" l'onere della Gestione della Qualità che, per saturazione, non potrà svolgere adeguatamente.
Sono le soluzioni a. e b. che hanno maggiore probabilità di successo; forse non sono le più economiche ma la soluzione economica se si trasforma in un fallimento diventa un costo ingiustificato.
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